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Pavia rilegge il 1525

⏰ lettura 3 min.

L’arte contemporanea rilegge la Storia e ci svela lapalissiani.

Mettete da parte i manuali di storia e le commemorazioni polverose. A Pavia, sta per succedere qualcosa di esplosivo, un vero e proprio cortocircuito temporale e semantico che promette di lasciare il segno. Dal 4 al 29 settembre 2025, le antiche mura del Broletto ospiteranno “Palazzo del Broletto di Pavia“, una mostra che non celebra, ma interroga; non racconta, ma problematizza. E lo fa con un’intelligenza e una sagacia che meritano un applauso a scena aperta.

Vittorio Valente “Omaggio alla dama in rosso”, 2025, silicone colorato su tela, 50×70 cm.

Ecco il corto circuito: come può un atto di valore trasformarsi in sinonimo di ovvietà? È qui che entra in gioco la potenza dell’arte contemporanea. Oltre trenta artistiun vero plotone d’assalto creativo – sono stati chiamati a raccolta per esplorare questo paradosso. Armati non di archibugi ma di pittura, scultura e installazioni, usano l’ironia, l’ambiguità e la provocazione come strumenti critici per disegnare un campo di battaglia concettuale. Le loro opere indagano l’assurdità della guerra, l’uso politico della memoria e la fragilità della verità in un’epoca, la nostra, costellata di conflitti ibridi e narrazioni manipolate.

Questa non è una mostra sul 1525. È una mostra sull’oggi. È uno specchio del nostro presente, che ci costringe a riflettere su cosa sia l’eroismo, su quale memoria resti delle egemonie per cui si combatteva allora (e oggi), e su come le verità più evidenti siano spesso quelle più invisibili, proprio come accade nella sfera mediatica e digitale. È un evento necessario, che usa il passato per illuminare le contraddizioni del mondo attuale, dalle guerre in Ucraina e Palestina fino a quelle, più silenziose ma non meno devastanti, economiche e culturali.

Dario Brevi “La cattura di Jean de Diesbach”, 2025, matite colorate su carta, 70×50 cm.

Un progetto così ambizioso richiede una macchina organizzativa impeccabile, ed è per questo che un ringraziamento speciale e sincero va a un artista e amico, Davide Ferro, il cui impegno profuso dietro le quinte è stato un pilastro fondamentale per la magnifica riuscita di questa complessa operazione culturale.

Un plauso va al Comune di Pavia, che dimostra una visione moderna e coraggiosa patrocinando un’operazione culturale di questa levatura. E un altro, va al curatore, Alberto Mattia Martini, la cui mente ha partorito un concept a dir poco geniale. L’intuizione? Partire da un evento cruciale come la Battaglia di Pavia del 1525, scontro epocale tra due visioni del mondo – quella cavalleresca di Francesco I e quella imperiale di Carlo V – e legarlo indissolubilmente alla figura di Jacques II de Chabannes, signore di La Palice, la cui morte in battaglia ha generato, per un tragico fraintendimento storico, il termine “lapalissiano”.

Peter Hide 311065 “Sul mio regno non tramonta mai il sole”, 2025, tecnica mista e intreccio di fili di lana su tela stampata, 81x98x5cm.

LAPALISSE” è un invito a non accontentarsi della prima spiegazione, a rompere la superficie delle “verità ovvie“. È la dimostrazione che l’arte, quando è intelligente, non offre risposte, ma dischiude domande. E noi abbiamo un disperato bisogno di farci le domande giuste.

L’appuntamento è di quelli da segnare in rosso sull’agenda. Ci vediamo per il vernissage, per brindare all’intelligenza e alla bellezza, il 4 settembre alle ore 17:30 al Palazzo del Broletto di Pavia. Non mancate, sarebbe un’assenza tutt’altro che lapalissiana.

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Davide Ferro “Confronto”, 2024, acrilico su tela, 125×195 cm.

Artisti:
David Bacter, Alberto Barbieri, Davide Baroggi, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Elisa Cella, Gianni Cella, Marco Circhirillo, Salvatore Falci, Davide Ferro, Enzo Fiore, Patrizia Fruci, Loredana Galante, Peter Hide 311065, Gabriele Lamberti, Lula (Luciana Casatti), Nico Mingozzi, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, Franco Mussida, Lele Picà, Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Enzo Rullo, Leonardo Santoli, Giovanni Sesia, Daniela Tosetti, Caterina Tosoni e Vittorio Valente

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