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Mimmo Germanà

⏰ lettura 6 min.

Il Pictor Segretus ritrovato 

Più che di “riscoperta”, per Mimmo Germanà è opportuno parlare di “ritrovo”. Questo “pictor segretus” non è mai sparito dai radar del collezionismo più attento, ma ha atteso, defilato, il momento per svelarsi appieno. Germanà è un pittore dalla complessità ingannevole; le sue opere, come quelle pubblicate in queste pagine, richiedono un’immersione meditativa nel suo caveau di riferimenti culturali, che spazia tra musica, poesia e pittura.

Le sue tele esplodono in una tavolozza fauve e siciliana, vibrante di colori primari e pennellate dense, quasi un magma espressivo. Ammiriamo figure femminili che si librano, come la donna dai capelli rossi e il corpo giallo-verde adagiata tra forme stilizzate che ricordano foglie o fiamme rosse. Altre si mostrano immerse in mari di colori iridescenti, o adagiate tra onde cariche di materia, con sguardi profondi, come la figura eterea in blu, il cui riflesso dorato si specchia in un’acqua profonda e misteriosa, accanto a foglie lussureggianti. I suoi ritratti, come l “Volto” del 1988, catturano con uno sguardo intenso e penetrante, un’espressione quasi malinconica incorniciata da capelli vivaci verdi e rossi.

Le tele di Germanà sono anche popolate da animali fantastici: vediamo due canidi, simili a volpi, uno rosso-arancio e l’altro giallo-verde, accoccolati in un prato smeraldo sotto un cielo infuocato di gialli e aranci (“Mirò”). In un’altra composizione, una donna dalla pelle gialla e dai capelli blu interagisce con un cagnolino, richiamando un dialogo ancestrale con la natura (“Mirò stravede”). Troviamo anche figure sinuose, come contorni dorati di un corpo o di una madre con il suo bambino, delineate su sfondi blu tumultuosi e vibranti, dove il colore sembra danzare tra l’astratto ed il figurativo (“Senza Titolo”). Un uomo emerge dall’acqua accanto ad un cane giallo, in una scena onirica contro un orizzonte dai toni caldi (“Fontana”), mentre in un’altra tela una donna dal corpo arancione si adagia nelle acque azzurre, il suo sguardo diretto allo spettatore (“Sera”). Queste visioni, intrisi di sensualità e psicologia, richiamano la poesia di André Breton, le suggestioni epiche di Čajkovskij e l’immaginario fiabesco di Chagall, valendogli l’appellativo di Chagall italiano.

Mimmo Germana, “Mirò”, 1990, olio su tela, 170×160 cm.

L’arte di Germanà, autodidatta ma assetata di studio e sperimentazione, si confronta già tra i Sessanta ed i Settanta con Chia e Clemente, pur tracciando una terza via originalissima. Achille Bonito Oliva lo include nella sezione “Aperto ‘80” della Biennale di Venezia del 1980, consacrando la Transavanguardia. Proprio Bonito Oliva descrisse la sua pittura come retta da “un ritmo scorrevole, con spessore e pennellate dense, di colori cupi e di materie forti”, elementi distintivi che lo collocano unicamente nel dream team.

La sua è una vera Transavanguardia Poetica, dove il pennello è un plettro e la tela una chitarra che sprigiona note-colore.

A lungo frainteso, percepito in un limbo tra i grandi dell’arte italiana del dopoguerra e le espressioni più naif, Germanà merita oggi una nuova, profonda analisi. Il suo stile onirico e trasognato, che ha saputo cogliere la “vena rapida e immediata del rapporto con la luce” di Monet, con la forza cromatica di Matisse e Pechstein, è una sintassi rigorosa di espressionismo. L’imminente uscita del primo volume del Catalogo Ragionato, curato da Carlo Lioce e Cristiano Ragni per l’Archivio Mimmo Germanà, è un evento cruciale. È tempo di comprendere la pittura vera, quella che prima di essere vista va capita, e di ritrovare in Germanà il maestro che era lì, ad aspettarci.

Per approfondire ulteriormente la figura di Mimmo Germanà e il percorso di valorizzazione della sua opera, abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Cristiano Ragni, curatore dell’Archivio Mimmo Germanà. Le sue intuizioni e la sua profonda conoscenza dell’artista sono fondamentali per gettare nuova luce su questo “Pictor Segretus”

Mimmo Germanà, “Fontana”, 1988, olio su tela, 50×70 cm.

Vincenzo Chetta: Cristiano, l’imminente Catalogo Ragionato è un’iniziativa di grande importanza. Quali nuove prospettive o scoperte si prefigge di portare alla luce riguardo all’evoluzione stilistica e tematica di Germanà?

Cristiano Ragni: Buongiorno Vincenzo, innanzitutto è un piacere fare questa chiacchierata insieme e ti ringrazio. Il Catalogo Ragionato di Mimmo Germanà è un’iniziativa che, in qualità di Archivio Generale, era in cantiere da tempo, ma non si erano ancora create le giuste condizioni per intraprendere questo progetto. Oggi invece ritengo che sia giunto il momento di dare “ordine” al lavoro di un grande Maestro come Germanà, cercando di lavorare al meglio per donare nuovamente lustro ad un Artista che ci ha lasciato troppo giovane.

V.C.: Ho avuto piacere di leggere il testo introduttivo del catalogo “Mimmo Germanà, Transavanguardia Poetica”, scritto da Fabrizio Guerrini, che suggerisce che Germanà non vada tanto “riscoperto” quanto “ritrovato”. Quali sono le principali sfide e gli obiettivi che l’Archivio Mimmo Germanà si pone per questa rilettura e ricollocazione critica dell’artista?

C.R.: Esattamente come scritto da Fabrizio Guerrini, Mimmo Germanà è un artista che non ha bisogno di essere riscoperto, essendo stato uno dei grandi del passato ed apprezzato a 360° da operatori e amanti dell’arte, avendo comunque lavorato per le più grandi gallerie d’arte al mondo. Il nostro obiettivo è quello di renderlo stabilmente usufruibile a chi ne apprezza veramente la ricerca artistica e proporlo a chi ancora non lo conosce, riportandolo ad essere, come merita, un riferimento stabile all’interno di questo mondo.

V.C.: Nel testo si definisce Germanà come “il frainteso”, spesso in un limbo tra la Transavanguardia e altre espressioni. Come curate la narrazione intorno alla sua unicità, specie in relazione al suo stile “suadente, seduttivo, ma non facile”?

C.R.: Essendo stato un precursore della Transavanguardia, Germanà merita di essere considerato come esponente di questo movimento, ma allo stesso tempo la sua libertà artistica non lo ha vincolato in uno stile con dettami ben precisi, anzi è proprio questa la sua forza e la sua unicità. Come già detto prima purtroppo Germanà è morto troppo giovane e chissà oggi cosa ci avrebbe riservato la sua ricerca…

V.C.: Germanà fu presente all’Aperto ‘80 della Biennale di Venezia. La descrizione di Achille Bonito Oliva delle sue pennellate dense, di colori cupi e di materie forti, sembra distinguerlo dagli altri membri del dream team. Potresti approfondire la sua posizione peculiare all’interno della Transavanguardia, che Fabrizio Guerrini definisce “poetica”?

C.R.: Mimmo Germanà non amava essere incatenato in definizione ben precise o sottostare ad imposizioni, difatti era un artista libero, pensante e dotato di una creatività che unita alla sua cultura partorivano le sue grandi opere. Questo tratto distintivo lo posizionava sicuramente come esponente importante della Transavanguardia, avendo ispirato i suoi ”colleghi” in un primo momento e collaborando con essi successivamente, distanziandosi però dallo scopo più commerciale dello stesso movimento artistico.

Mimmo Germanà “Senza titolo”, 1986, olio su tela, 60×100 cm.

V.C.:  L’opera di Germanà è intrisa di riferimenti culturali profondi, dalla poesia di Breton alle sinfonie di Čajkovskij, fino all’influenza di Chagall, Matisse e Franz Marc. In che modo l’archivio sta esplorando e documentando queste complesse intersezioni, che Guerrini descrive come un “caveau di riferimenti”?

C.R.: Tutte queste influenze sono ben visibili nelle opere dell’Artista e giustamente come scrive Guerrini le sue opere sono un caveau di riferimenti da studiare e analizzare. Come Archivio, abbiamo raccolto cataloghi e testi critici delle sue mostre sia personali che collettive, avendo esposto molto anche all’estero, oltre a testimonianze dirette di persone vicine a lui, per fornire una panoramica completa e approfondita del suo lavoro a chi ne vorrà usufruire.

V.C.: Nelle recenti mostre personali di Mimmo Germanà nelle gallerie Lara, Alberto e Rino Costa e SEA Contemporary Art, ora allestita negli spazi della galleria Bonioni Arte, abbiamo osservato dipinti con figure femminili dagli sguardi intensi, talvolta melanconici, come il “Volto” del 1988, o adagiate in acque misteriose  come l’opera “Sera”. Nel testo introduttivo del catalogo, si parla di una “sensualità piena e carnale ma anche ondivaga, pansessuale”. Come questi ritratti specifici contribuiscono a definire la percezione dell’universo intimo e sognante di Germanà?

C.R.: Nelle opere di Germanà tendenzialmente viene rappresentata la sua sfera di legami affettivi. Tutti questi riferimenti vengono dipinti con questo suo tratto molto personale, rendendo ogni opera un racconto di un piccolo scorcio della sua vita, che ci viene raccontata in maniera molto intima, facendoci rivivere, a modo suo, ciò che lui amava

V.C.: In mostra ho visto anche la ricorrenza di animali, in particolare figure simili a volpi, sia singolarmente che in interazione con le figure umane, immerse in paesaggi vibranti (“Mirò e Mirò Stravede”). Qual è il significato di questi motivi zoomorfi nell’iconografia di Germanà e come si legano al suo “subconscio millenario” e alla sua “Sicilia trasfigurata”?

C.R.: Come detto prima Germanà rappresentava ciò a cui era profondamente legato, ovvero la sua terra natìa (la Sicilia); sua madre, a cui si ispirano le sue iconiche figure femminili; ed il suo cane Mirò, che ritroviamo in molti dipinti. La diversificazione degli stessi soggetti rende ogni opera unica e da scoprire.

V.C.: Considerando l’attuale dinamismo del mercato dell’arte verso artisti storicamente sottovalutati ma di grande spessore, come vedi il potenziale di Mimmo Germanà sia in termini di valorizzazione critica che di apprezzamento commerciale?

C.R.: L’opera di Germanà non può altro che crescere di valutazione, visti sia i risultati d’asta che si sono concretizzati nell’ultimo anno, sia proprio per l’interesse mostrato dalle stesse gallerie d’arte che hanno mostrato un forte impegno nell’esporre mostre personali e nel presentare progetti in fiere nazionali ed internazionali. Tutto ciò non può far altro che accrescere il valore commerciale di Mimmo Germanà, ovviamente il tutto coadiuvato dall’Archivio Generale e dalla prossima pubblicazione del Catalogo Generale.

Grazie all’impegno dell’Archivio e all’imminente Catalogo Ragionato, il “ritrovo” di Mimmo Germanà si compie, restituendo al Maestro non solo il suo posto nella storia, ma anche lo slancio verso il futuro che la sua arte potente e poetica merita.  

INFO
Archivio Germanà
info@archiviogermana.com
www.archiviogermana.com

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