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Convoluzione di Erik Daehlin

⏰ lettura 2 min.

Un punto di fuga, non necessariamente nella sua accezione più tecnica ma in quella poetica, un riferimento invisibile verso cui si forma una delle tante possibili prospettive, la probabilità di svanire ma anche di riportare il suo contenuto o forse un’eco perduta. È una linea invisibile, la metafora di uno schema di vita che stiamo tracciando e ripercorrendo, credendo di trovare qualcosa di sconosciuto. È forse nell’atto di tracciare la fuga che si trova il senso dell’esistenza?

Ascoltando e seguendo un percorso predeterminato in quattro momenti della giornata, Erik cerca le frequenze che possono poi convergere in questo punto di fuga, anche quelle che non siamo in grado di sentire normalmente, chiedendosi, ad esempio, come percepisce il mondo un insetto, e come interpretare quella dimensione e portarla all’interno dell’esperienza umana. A lui interessano particolarmente le intersezioni, sia quelle che avvengono lungo un percorso, dove c’è una sorta di pausa o di tensione come quella orchestrata dai semafori che segnano il passaggio, sia quelle che avvengono nell’incontro di frequenze nello spazio . Queste intersezioni si ritrovano come contrappunto anche nello stereoscopio, una tecnologia del 1900, attraverso la quale siamo invitati a percepire il suono in concomitanza con immagini registrate dall’altezza dei fianchi, prospettiva insolita nella quale si rinuncia al controllo del contenuto, di conseguenza ascoltiamo attraverso il nostro corpo anziché con esso.

Erik porta nello spazio un caos esterno, il caos viene sezionato, mappato, trasformato e collocato sulla traiettoria verso i punti di fuga, una serie di punti dove le cose scompaiono, l’illusione di andare altrove o di poter capire quell’altrove.

L’artista cita lo scrittore norvegese Tor Ulven, che definiva l’arte come ciò che ricorda l’impossibilità di soddisfare un bisogno infinito, infinito quindi quel punto verso cui convergono e vibrano le corde del pianoforte non solo con le frequenze della città ma con quelle che la nostra presenza emette, diventando parte della traiettoria.

Sperimentare il percorso verso un punto di fuga sembra una passeggiata senza fine con la possibilità della vita nel mezzo.

Erik Daehlin è un artista e compositore norvegese, attualmente artista residente al Chiasso Perduto.

Mostra a cura di Sandra Miranda Pattin e Francesca Morozzi

Chiasso Perduto
Via de’ Coverelli 4R
50125 Firenze
Inaugurazione: 27 Marzo 2024 alle 18:00
Aperta dal 28 al 30 Marzo 2024 dalle 15 alle 19
www.instagram.com/chiassoperduto
www.chiassoperduto.com
www.erikdaehlin.no

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