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Maurizio Coppolecchia | Un viaggio nell’anima americana

⏰ lettura 2 min.

Ultimi giorni per poter visitare una interessantissima mostra di fotografia a Pavia, precisamente al Palazzo del Broletto, in pieno centro storico. Inaugurata lo scorso luglio con un reading di poesia (dal libro A Coney Island of the Mind di Lawrence Ferlinghetti, con l’attore Ruggero Dondi) ed un azzeccato accompagnamento jazz, la mostra “2009 Luna Park dell’anima – Coney Island Brooklyn” si chiuderà il 2 ottobre. A cura di Giovanna Fiorenza e Roberto Mutti, realizzata con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Pavia, e fortemente voluta da Mariangela Singali Calisti, Assessore alla Cultura, l’esposizione è composta da  52 fotografie scattate da Maurizio Coppolecchia, regista, produttore, viaggiatore e giornalista, oltre che fotografo. Negli anni ha lavorato a diversi reportage, come quello realizzato con una Polaroid SX70 in Mongolia nel 1987 diventato, trent’anni dopo, una mostra ed un libro dal titolo “The Immediate Gaze”

Di vari formati e stampate su diversi supporti, le immagini di Coppolecchia raccontano uno dei luoghi più iconici di New York, lo storico Luna Park di Coney Island, a sud di Brooklyn, nel 2009, ovvero nel momento di estrema decadenza del primo parco divertimenti a chiamarsi Luna Park, inaugurato nel 1903 e chiamato “luna” in onore della sorella del proprietario, Luna Dundy. 

Giostre ferme, saracinesche abbassate,  insegne scolorite, ricordi abbandonati. Eppure le immagini sono proposte a colori molto vividi, ce ne parla Mutti: “A questo punto ci si potrebbe aspettare il ricorso a un prevedibile bianconero, invece Maurizio Coppolecchia interpreta tutto con colori squillanti, si sofferma sui particolari che da comprimari trasforma in protagonisti e, complice di quella generazione che era stata stregata dalla nuova arte americana sbarcata nel 1964 alla Biennale di Venezia, propone una ricerca dalle dichiarate connotazioni Pop. Giovanna Fiorenza infatti scrive: “Coppolecchia conosce il valore della parola scritta e dell’immagine, e di quanto entrambe abbiano influenzato tutta Pop Art. I close up estremi delle fotografie rendono i colori ancora più brillanti e saturi e ne fanno a tutti gli effetti dei lavori Pop”

Tutto, nelle foto esposte a Pavia, evoca le sensazioni sospese di un Luna Park dismesso, di un microcosmo in grado di stregare con il suo fascino fuori dal tempo, luogo di spensieratezza dove lasciarsi il passato alle spalle senza pensare al futuro. Eppure, attraverso immagini lucide, rigorose e prive di retorica, sotto la lente di ingrandimento di Coppolecchia la nostalgia si fa più limpida. 

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